Ci sono notizie assurde o esagerate che diventano virali sui media di massa e che si ripropongono ciclicamente sebbene riguardino dei casi isolati, come la peste bubbonica (nell’estate del 2020 è tornata alla ribalta prima per alcuni casi in Mongolia presumibilmente dovuti a carne infetta di marmotta poi a fine settembre per lo stato di emergenza di livello 4 in Cina nella contea dello Yunnan dopo che un bambino di tre anni è risultato positivo al bacillo) o l’ameba mangia-cervello, la Naegleria fowleri.
Se poi i casi di cronaca riguardano ragazzini o bambini, le notizie colpiscono maggiormente l’immaginario collettivo, in virtù della tecnica dell’empatia, nota come una delle regole auree dell’ingegneria sociale (“Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione”), contenuta nello pseudo decalogo Chomsky (“Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione”. Sfruttare l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito in un’analisi razionale. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette di aprire la porta di accesso all’inconscio, per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori?).
L’ameba “mangia-cervello”
L’allarme sulla Naegleria fowleri dal 2016 si ripropone ogni anno, tendenzialmente ogni estate o verso settembre quando tendenzialmente le notizie scarseggiano e i giornalisti finiscono per setacciare il fondo del barile delle agenzie di stampa, oppure, come anticipato, per amplificare qualche notizia locale portandola alla ribalta della cronaca internazionale, trasformando così un caso isolato in una minaccia globale.
Siamo nel campo del sensazionalismo a caccia di click. E allora i titoli degli articoli conterranno parole o espressioni roboanti come “allarme”, “paura” (leggi qua), “panico dilagante” (ma anche, “l’ameba mangia-cervello colpisce ancora”, “l’ameba che miete vittime”, ecc.), sebbene la minaccia sia estremamente rara e localizzata.
Nel settembre 2020 si è così tornati a parlare di un fantomatico “allarme” per le acque del rubinetto da cui si potrebbe contrarre la famigerata “ameba mangia-cervello”: gli articoli sono corredati da titoli, snippet e immagini che utilizzano la tecnica della paura per terrorizzare i lettori e acchiappare qualche click soprattutto sul web, lasciando intendere che il pericolo sia concreto anche in Italia e che l’acqua del rubinetto sia da evitare.
La notizia di cronaca da cui è ripartito l’allarme
La notizia di cronaca da cui ha preso il via l’ennesima campagna virale sulla Naegleria fowleri questa volta proviene dal Texas, vicino a Houston, dove i funzionari dello Stato hanno avvertito i cittadini di smettere di usare l’acqua del rubinetto perché potrebbe essere contaminata dal parassita. La Commissione del Texas sulla qualità ambientale ha avvertito l’Autorità per l’acqua di Brazosport della potenziale contaminazione del suo approvvigionamento idrico dalla Naegleria fowleri (leggi qua). Gli articoli riportano che la vittima del parassita sarebbe un bambino di sei anni, Josiah McIntyre, che avrebbe “inalato” l’ameba.
Un’altra vittima sarebbe il tredicenne Tanner Lake Wall, morto ad agosto 2020, dopo un bagno in un lago della Florida, ma la notizia è diventata virale soltanto a settembre ed è stata rilanciata dopo quanto avvenuto in Texas.
Un caso simile era avvenuto l’anno prima, quando nel settembre 2019, il parassita avrebbe colpito una bambina di dieci anni dopo che questa si sarebbe tuffata nelle acque nel fiume Brazos e nel lago Whitney.
La meningoencefalite amebica primaria
La Naegleria fowleri è un protista (un organismo eucariota unicellulare), in una delle sue fasi esteriormente affine a un’ameba, che vive in acqua dolce a temperature variabili, incistandosi sotto i 10 ºC e sviluppandosi al meglio in acque tiepide fino a 42 °C (leggi qua). Nell’uomo un’infezione può causare una malattia estremamente grave e in altissima percentuale letale: la meningoencefalite amebica primaria (PAM o PAME), che colpisce il sistema nervoso centrale. La malattia ha un andamento rapido, che se non diagnosticata e curata celermente conduce alla morte nell’arco di una settimana.
Quello che i media si sono però dimenticati di segnalare, totalmente assorbiti dal sensazionalismo, è che la meningoencefalite amebica primaria è molto rara: sono noti “solo” 145 casi tra il 1962 e il 2018. In Italia è stato finora segnalato un unico caso, scoperto post mortem, molti anni fa, come anticipato persino dal «Corriere» (leggi qua).
In Europa questo protozoo è stato avvistato raramente e i casi accertati sono solo due, uno nella Repubblica Ceca nel 1998 e il secondo nel 2006 in Portogallo (leggi qua). Tra il 2009 e il 2018, negli USA sono stati segnalati 34 casi di infezione da Naegleria fowleri, secondo i dati del CDC americano.
Su Repubblica.it Giovanni Maga, virologo dell’Istituto di genetica molecolare del CNR di Pavia, rimarcava che sebbene il patogeno sia letale,
«le infezioni sono molto rare. Per quanto riguarda l’Italia il pericolo non esiste, l’influenza miete molte più vittime».
Nel 2016 invece si era diffuso l’allarme in merito ai parchi acquatici dopo che una ragazza aveva contratto l’infezione facendo rafting nelle acque di un lago artificiale: in questo caso alcuni media avevano diffuso la notizia in modo falso, facendo intendere che l’infezione fosse stata contratta in un parco acquatico e che quindi gli acquapark non fossero sicuri.