Torna l’allarme sull’ameba “mangia cervelli”: sensazionalismo mediatico a caccia di click

Torna l’allarme sull’ameba “mangia cervelli”: sensazionalismo mediatico a caccia di click

ameba

Torna l’allarme sulla famigerata “ameba mangia-cervelli”, la Naegleria fowleri, di cui abbiamo parlato in questo articolo.

Secondo uno studio dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il numero di casi delle infezioni che si verificano ogni anno è rimasto invariato, ma la gamma geografica di questi casi si è spostata verso nord.

E allora perché dedicarvi attenzione e pubblicare articoli volti a terrorizzare l’opinione pubblica?

Come spiegavo nel precedente articolo, l’allarme sulla Naegleria fowleri dal 2016 si ripropone ogni anno, tendenzialmente quando le notizie scarseggiano e i giornalisti finiscono per setacciare il fondo del barile delle agenzie di stampa, oppure per amplificare qualche notizia locale portandola alla ribalta della cronaca internazionale, trasformando così un caso isolato in una minaccia globale.

Siamo nel campo del sensazionalismo a caccia di click. E allora i titoli degli articoli conterranno parole o espressioni roboanti come “allarme”, “paura” (leggi qua), “panico dilagante” (ma anche, “l’ameba mangia-cervello colpisce ancora”, “l’ameba che miete vittime”, ecc.), sebbene la minaccia sia estremamente rara e localizzata.

Nel settembre 2020 si è così tornati a parlare di un fantomatico “allarme” per le acque del rubinetto da cui si potrebbe contrarre la famigerata “ameba mangia-cervello”: gli articoli sono corredati da titoli, snippet e immagini che utilizzano la tecnica della paura per terrorizzare i lettori e acchiappare qualche click soprattutto sul web, lasciando intendere che il pericolo sia concreto anche in Italia e che l’acqua del rubinetto sia da evitare.

 

La meningoencefalite amebica primaria

La Naegleria fowleri è un protista (un organismo eucariota unicellulare), in una delle sue fasi esteriormente affine a un’ameba, che vive in acqua dolce a temperature variabili, incistandosi sotto i 10 ºC e sviluppandosi al meglio in acque tiepide fino a 42 °C (leggi qua). Nell’uomo un’infezione può causare una malattia estremamente grave e in altissima percentuale letale: la meningoencefalite amebica primaria (PAM o PAME), che colpisce il sistema nervoso centrale. La malattia ha un andamento rapido, che se non diagnosticata e curata celermente conduce alla morte nell’arco di una settimana.

Quello che i media si sono però dimenticati di segnalare, totalmente assorbiti dal sensazionalismo, è che la meningoencefalite amebica primaria è molto rara: sono noti “solo” 145 casi tra il 1962 e il 2018. In Italia è stato finora segnalato un unico caso, scoperto post mortem, molti anni fa, come anticipato persino dal «Corriere» (leggi qua).

In Europa questo protozoo è stato avvistato raramente e i casi accertati sono solo due, uno nella Repubblica Ceca nel 1998 e il secondo nel 2006 in Portogallo (leggi qua). Tra il 2009 e il 2018, negli USA sono stati segnalati 34 casi di infezione da Naegleria fowleri, secondo i dati del CDC americano.

Su Repubblica.it Giovanni Maga, virologo dell’Istituto di genetica molecolare del CNR di Pavia, rimarcava che sebbene il patogeno sia letale,

«le infezioni sono molto rare. Per quanto riguarda l’Italia il pericolo non esiste, l’influenza miete molte più vittime».

Enrica Perucchietti