Censura e caccia alle streghe: YouTube censura di nuovo Byoblu

Censura e caccia alle streghe: YouTube censura di nuovo Byoblu

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Canali cancellati, profili chiusi, video oscurati, persone a cui viene impedito di commentare o pubblicare. La furia censoria iniziata nel 2020 con l’oscuramento dei contenuti non allineati da parte dei grandi colossi della rete è diventata, in questo inizio 2021, conclamata.

Complice la pandemia che viene strumentalizzata con la creazione di task force sulle fake news fino alla proposta di legittimare disegni di legge contro la disinformazione, i casi di censura si stanno moltiplicando negli ultimi mesi, colpendo sui social, su YouTube, persino sulle piattaforme che ospitano dei blog (come accaduto ad Adriano Colafrancesco che si è visto interdetto l’accesso al suo sito), rendendo evidente come il Potere si avvalga della censura per inibire il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero e persino di fare informazione.

In questi giorni la censura si è nuovamente abbattuta su Byoblu: YouTube ha bloccato l’emittente – regolarmente registrata come testata in Tribunale, con un direttore responsabile, concessioni ministeriali e la supervisione dell’Agocom – limitandone l’accesso per una settimana.

Perché? Perché nel TG di giovedì scorso la redazione ha dato conto di quanto ha scritto sul British Medical Journal l’editorialista di punta Peter Doshi secondo cui l’efficacia del vaccino sarebbe solo del 19%, massimo 29%. Il Tg del 14 gennaio è stato oscurato, limitando così il diritto di cronaca di una testata regolarmente registrata in Tribunale!   

 

I moderni inquisitori e la damnatio memoriae

I novelli inquisitori perseguitano chiunque osi dissentire dal pensiero unico come se questi fosse un moderno eretico che punito, silenziato e bandito. Persino oscurato in una forma moderna di damnatio memoriae.

Nel diritto romano la damnatio memoriae indicava infatti la cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una persona, come se essa non fosse mai esistita.

Qualcosa di simile accade oggi, in uno scenario orwelliano, in cui la moderna psicopolizia si occupa di perseguitare e oscurare chiunque non si macchi di “psicoreato”, con l’evidente obiettivo di silenziarne la voce e cancellarne la memoria.

Le deviazioni dall’ortodossia vengono represse e punite, incentivando metodi sempre nuovi da far penetrare gradualmente nell’opinione pubblica come una panacea sociale. Chi non accetta i diktat dell’Ortodossia e non si sottomette alla liturgia del pensiero unico, finisce per essere etichettato come un pericoloso psicocriminale che va censurato ed espulso dalla comunità (per ora social) in modo che con la sua condotta “critica” non rischi di contagiare il resto della popolazione. 

 

Il giornalismo indipendente e il moderno peccato di eresia

Chi dissente, chi si occupa di informazione indipendente, controcorrente, è una strega moderna. È un eretico.

Vivendo in un totalitarismo democratico, dove di democratico rimane solo un involucro vuoto, non si possono più bruciare fisicamente i dissidenti e gli eretici (non sarebbe politicamente corretto!), pertanto li si perseguitano e si censurano, impedendogli di esprimere democraticamente il loro pensiero.

Chi si permette di criticare il pensiero unico dovrebbe ritagliarsi una fascetta di tessuto, ricamarci l’iniziale di “E” di eretico, e cucirsela a bella vista sui vestiti.

In fondo anche la stregoneria quando venne perseguitata era assimilata all’eresia.

“Eresia” [dal lat. haerĕsis (nel sign. eccles.), gr. αἵρεσις, propr. «scelta», der. di αἱρέω «scegliere»], fuori dall’ambito religioso, infatti, il termine “eresia” indica una idea o affermazione contraria all’opinione comunemente accettata. Chi dissente, chi esprime un dubbio, chi si permette ancora di pensare altrimenti o ancora peggio, di occuparsi di ricerca e giornalismo indipendente, è un moderno eretico.

Noi tutti, siamo diventati gli eretici del nuovo millennio. Da perseguitare, dileggiare e silenziare. Censurare. Cancellare dalla memoria per non contagiare con il nostro pensiero critico il resto della collettività.

Nulla di nuovo. Capita sempre più spesso a numerosissime persone, ricercatori, attivisti, magari più piccoli e meno noti che faticano a far sentire la loro voce. Capita anche, però, a testate regolarmente registrate in Tribunale.

Il dubbio non è consentito ed è pericoloso perché può “contagiare” il resto della popolazione, portando a un calo di consenso.

Ora, la domanda che ci dobbiamo porre è la seguente:

fino a che punto rimarremo in silenzio a osservare l’erosione continua della democrazia e dei nostri diritti?

Enrica Perucchietti