Si esprime così, in poche righe, l’amarezza di Claudio Messora per la chiusura del canale ByoBlu.
Con un semplice click Youtube ha cancellato mezzo milione di iscritti, 14 anni di attività e circa duemila video. La notifica dell’oscuramento è arrivata con una mail in cui si spiega che la decisione è avvenuta per la presenza di un video dello scorso settembre 2020, realizzato nel corso di una manifestazione di piazza, in cui parlava l’attivista panafricano Mohamed Konare.
«Era lì da quasi sette mesi, coperto dal suo bravo diritto di cronaca: a chi poteva dare fastidio?»,
si domanda ancora Messora, rivolgendo al pubblico una richiesta: una raccolta fondi per acquisire un canale nazionale sul digitale terrestre, nelle numerazioni basse, a una cifra estremamente conveniente rispetto al suo valore di mercato.
La furia censoria iniziata nel 2020 con l’oscuramento dei contenuti non allineati da parte dei grandi colossi della rete è diventata oggi conclamata. Persino sfacciata, come se dovesse fungere da un lato come grimaldello contro coloro che osano dissentire o esprimere ancora il proprio pensiero, dall’altra come gesto intimidatorio per spingere le masse a una forma di autocensura.
Stiamo assistendo a una caccia al dissidente, che spesso viene istituzionalizzata in commissioni, osservatori, task force che richeggiano la vecchia Inquisizione.
L’operato dei novelli inquisitori della rete diventa ancora più minaccioso se si considera il tentativo di introdurre un vero e proprio reato d’opinione, a livello sia nazionale sia europeo, volto a silenziare le idee divergenti, non allineate al catechismo del pensiero unico.
Complice la pandemia, infatti, i casi di censura si sono moltiplicati nell’ultimo anno, colpendo sui social network, su YouTube, persino sulle piattaforme che ospitano dei blog, rendendo evidente come il potere si avvalga della censura per inibire il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero e persino di fare informazione.
In particolare, il caso di Byoblu dimostra che il potere strumentalizza la battaglia contro le fake news per portare da un lato alla creazione di una informazione certificata (le notizie col “bollino”) e dall’altra alla legittimazione morale della censura. Una censura che si vuole “costruttiva” nel tentativo di spingere l’opinione pubblica a legittimare una moderna forma di psicoreato per allontanare la minaccia della disinformazione.
Perché il potere sa c’è una epidemia da cui si deve difendere ed è quella della libertà di pensiero: la censura serve a silenziare l’informazione indipendente che “rischia” di svegliare le coscienze e strapparle al giogo della manipolazione.
Per questo i giornalisti indipendenti sono trattati come moderni eretici e vanno orwellianamente polverizzati, silenziati e simbolicamente bruciati in piazza come si faceva con le streghe. La cancellazione dei loro profili e dei loro canali deve servire da monito alla popolazione: il potere non tollera che si pensi liberamente e che si faccia una informazione alternativa rispetto al catechismo del pensiero unico. Per inibire la pluralità di espressione, cancellare la verità, uniformare il pensiero e sottomettere la mente.