«Salve a tutti, sono uno studente della residenza Val di Rose di Sesto Fiorentino. In residenza non c’è stata nessuna festa nelle date indicate poiché eravamo già tutti in quarantena. Non capisco che bisogno c’è di diffondere notizie false e diffamatorie, senza essere a conoscenza della situazione reale». fonte
«Noi della residenza Val di Rose siamo sorvegliati 24h su 24 da portieri e videocamera, in più aggiungo che in quelle date eravamo già in quarantena. Prima di lanciare accuse infondate, accertatevi della realtà dei fatti. Ci stiamo mobilitando per far conoscere la verità, purtroppo sulla vostra professionalità invece dubito si possa far qualcosa».
«Oggi la residenza in cui sono alloggiata, che purtroppo si trova in quarantena già da più di una settimana per un focolaio, si è ritrovata citata in un articolo le cui informazioni sono assolutamente INESATTE. Abbiamo fatto sentire la nostra voce ed il risultato è stato solo un intervento, inserito a fine pagina, dell’azienda regionale del diritto allo studio che spiega la situazione attuale, senza però che la testata giornalistica mettesse in evidenza l’aggiornamento apportato all’articolo». fonte
Questi sono solo alcuni brevi stralci dei commenti degli studenti fiorentini che hanno deciso di affidare a Facebook il loro sfogo per smentire le ricostruzioni che sono state diffuse in questi giorni dai media in merito alla notizia di due distinti focolai di Covid-19 presso il campus universitario CampusX di Viale Morgagni e presso la struttura Val di Rose di Sesto Fiorentino.
La ricostruzione diffusa da La Nazione sarebbe, secondo i ragazzi, inesatta.
Fermo restando che secondo quanto reso noto dall’azienda sanitaria, si tratta di tutti casi asintomatici o paucisintomatici, nessuno a ora è risultato grave. Detto ciò, gli studenti ospiti delle due strutture non negano l’esistenza del contagio ma contestano la ricostruzione dei media secondo cui i focolai sarebbero nati da feste di laurea, come invece sostenuto da La Nazione e ripreso a cascata da altre testate, locali tra cui Il Corriere Fiorentino o nazionali come TPI.
L’occasione per demonizzare i giovani e soffiare sul fuoco del terrorismo mediatico era evidentemente troppo ghiotta per ascoltare anche le voci dei diretti interessati. Gli studenti. Che negano che si siano tenute feste di laurea illecite (tra l’altro nel periodo indicato erano già isolamento fiduciario). La frustrazione dei ragazzi, affidata ai social, è quella di finire ancora una volta etichettati come irresponsabili.
Come anticipato, tutto è partito dall’articolo de La Nazione che titolava: “Covid. Due focolai di brasiliana dopo le feste di laurea. Sessanta universitari contagiati dalla variante più aggressiva. Avevano organizzato il 17 e il 18 aprile due party negli studentati. Le precisazioni di Dsu Toscana, l’Azienda della Regione Toscana per il Diritto allo Studio Universitario”.
Secondo l’articolo i due focolai
«sono riferiti a due feste di laurea celebrate con balli, canti, e banchetti il 17 e 18 aprile scorsi, con Firenze uscita da qualche ora dalla zona rossa».
Non solo perché secondo la ricostruzione,
«Molti ragazzi, risultati successivamente positivi, non erano stati segnalati dagli amici durante le interviste dei contact tracer dell’Asl Toscana centro. La reticenza è ormai un fenomeno molto diffuso. Motivo per cui ci si aspetta che possano emergere altri positivi nei prossimi giorni».
A confermarci che non ci siano state invece feste di laurea alla base del contagio è stata proprio Gabriella Achille, studentessa alloggiata nella residenza di Sesto, di cui si fa portavoce: con il suo post, ci ha spiegato, voleva solo
«che l’autrice dell’articolo rettificasse quanto scritto, che, ripeto, non è completamente errato, poiché i casi ci sono. Semplicemente, nella nostra residenza, non ci sono state feste di laurea, poiché eravamo già in quarantena da qualche giorno».
Per questo Il Corriere Fiorentino ha pubblicato una breve rettifica condividendo, come sarebbe d’obbligo, le precisazioni degli studenti.
Le fake news dei media per demonizzare i giovani
Già l’anno scorso, in estate, erano state diffuse dai media di massa diverse fake news volte a demonizzare i giovani e la movida: si parlò allora di diversi casi (poi dimostratisi falsi se non addirittura iventati di sana pianta) di ragazzi tornati dalle ferie che in seguito alle “notti folli in discoteca” sarebbero poi stati ricoverati in rianimazione.
Pierluigi Lopalco il 14 agosto 2020 in un’intervista all’Ansa aveva lanciato l’allarme riguardo al ricovero di cinque ragazzi di età compresa tra i 20 e i 30 anni in “condizioni severe”:
«Hanno delle polmoniti provocate dal Covid-19 e per questo è stato necessario il ricovero».
I dati ufficiali, però, mostravano altro: nel Bollettino Epidemiologico Regionale, fornito ogni giorno dalla Regione Puglia, si trovavano infatti solo due ospedalizzazioni: quella di una donna 63enne ricoverata nell’unità di Malattie Infettive di Bisceglie l’11 agosto e quella di un uomo 83enne ricoverato in Rianimazione al Policlinico di Bari il 12 agosto.
Nessuna traccia, insomma, dei cinque ragazzi in “condizioni severe”.
Negli stessi giorni era stata diffusa la notizia che una ragazza rientrata a Palermo da Malta avesse contratto il coronavirus e fosse stata ricoverata in terapia intensiva La direzione sanitaria competente dell’ospedale Cervello, raggiunta telefonicamente dai senatori Lello Ciampolillo e Carlo Martelli, aveva invece smentito la notizia, dichiarando che «la terapia intensiva del reparto Covid è vuota».