Altro che isolamento, crollo dell’economia e sterlina in caduta libera in seguito alla Brexit. Goldman Sachs, in una nota alla clientela, ha rivelato che il Pil del Regno Unito quest’anno crescerà di un “sorprendente” +7,8%, persino di più che negli Stati Uniti. Il FMI ha inoltre previsto che la Gran Bretagna, la quinta economia mondiale, nel 2021 cresca del 5,3%.
I dati sono stati ripresi da AGI nell’articolo del 26 aprile: La Gran Bretagna di Johnson crescerà più dell’America di Biden. Una nota di Goldman Sachs annuncia per il 2021 una “sorprendente” crescita del Regno Unito”.
Anche gli economisti dell’Item Club, l’autorevole gruppo indipendente di ricercatori sponsorizzato da EY, nelle previsioni di primavera hanno alzato al +6,8% le stime di crescita dell’economia britannica per il 2021, con una significativa accelerazione rispetto al +5% indicato a gennaio.
Venerdì 23 aprile l’indice PMI pubblicato da Ihs Markit – che si basa sulle aspettative dei responsabili degli acquisti ed è un ottimo termometro delle prospettive dell’economia – per il Regno Unito è balzato da 56,4 a 60 punti. È il livello più alto dal novembre del 2013.
Queste previsioni sull’economia britannica smentiscono una volta per tutte le bufale che negli ultimi anni sono state scritte e dette sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea.
Rappresentativo il tweet di cinque anni fa di Myrta Merlino in cui la conduttrice televisiva prevedeva, a causa della Brexit, il crollo della sterlina e perdite miliardarie. Nulla di tutto ciò è avvenuto e anzi, le stime vanno in una direzione completamente opposta.

Il tweet di Myrta Merlino a confreonto con le stime di Goldman Sachs riprese da AGI.
Il terrorismo dei media sulla Brexit
Ancora prima della Brexit, infatti, i media di massa hanno delineato in modo compatto degli scenari apocalittici degni di un romanzo distopico, con la diffusione di una serie di fake news talvolta persino assurde e inverosimili: dal possibile arresto del Premier alla fuga della famiglia reale da Londra, dal crollo della sterlina alla vittoria sicura del Remain in un eventuale secondo referendum!
Il terrorismo mediatico non sempre, però, serve a paralizzare o a manipolare l’elettorato. Nonostante David Cameron avesse ricevuto il sostegno dell’allora presidente Barack Obama, delle maggiori banche d’affari angloamericane (da Goldman Sachs a JP Morgan, passando per Morgan Stanley e Citigroup) dei maggiori organi di stampa («The Economist», «Financial Times», «New York Times», ecc.) del FMI, ecc. la Brexit ha trionfato alle urne portando così all’addio del Regno Unito dall’UE.
Il risultato? Nessuno scenario catastrofico paventato dai media.
Per evitare la Brexit, i media hanno tentato di orientare il consenso, facendo pura propaganda e innescando un clima di psicosi in Gran Bretagna e all’estero.
Già nel 2019 Daniele Meloni aveva curato un articolo interessante a cui rimando per approfondimenti per Italiaoggi.it – ripreso e commentato da Roberto Vivaldelli per Inside Over – in cui riassumeva le dieci peggiori bufale diffuse dai media di massa sulla Brexit.
Le 5 peggiori bufale sulla Brexit
Analizziamo, punto per punto, le cinque fake news più inverosimili diffuse dai media mainstream:
- “In caso di Hard Brexit la regina sarà costretta a evacuare Buckingham Palace”.
- “I supermercati in Cornovaglia e Scozia finiranno il cibo entro un paio di giorni e gli ospedali esauriranno i medicinali entro due settimane”.
- “Il Regno Unito è ormai un Paese in crisi”.
- “Se non ottempererà alle decisioni della Corte Suprema Boris Johnson rischierà l’arresto”.
- “Se ci fosse un secondo referendum vincerebbe sicuramente il Remain”.
La prima bufala, “In caso di Hard Brexit la regina sarà costretta a evacuare Buckingham Palace”, è apparsa nel febbraio 2019 sul Times, ripresa a cascata da Guardian, The Sun, e molti altri quotidiani, secondo cui, in caso di Brexit si sarebbe rispolverato un vecchio piano di evacuazione della regina, Operation Candid, risalente alla Guerra Fredda che venne pensato in caso di attacco nucleare sovietico.
Il Mail on Sunday sostenne che Elisabetta e il consorte Filippo avrebbero potuto lasciare la capitale per un luogo più al sicuro.
L’indiscrezione è stata condivisa anche da Ansa e poi da diverse testate italiane, tra cui Il Corriere e Wired.

L’articolo del Times sul piano di evacuazione della Famiglia Reale
La seconda bufala non è da meno e proviene ancora una volta dal Times che, citando una fonte anonima, delineava tre scenari da Apocalisse messi a punto da Londra nel caso in cui il Regno Unito fosse uscito dall’UE senza un accordo: «I supermercati in Cornovaglia e Scozia finiranno il cibo entro un paio di giorni e gli ospedali esauriranno i medicinali entro due settimane».
Il giornale riportava infatti che il Paese avrebbe sofferto in particolare una carenza di medicine, di carburante e di cibo. Il Sunday Times, facendo riferimento a una fonte anonima, scrisse che lo staff per la Brexit, collaborando insieme al ministero della Sanità e dei Trasporti, aveva preparato tre scenari dell’eventuale mancato accordo tra Londra e UE: si passava da una situazione abbastanza gestibile a una davvero tragica, definita apocalittica (“Armageddon”), in cui supermercati, farmacie e distributori di benzina sarebbero rimasti a secco dopo poche ore di attività.
I media ripresero la notizia e scrissero che il Regno Unito sarebbe stato costretto a organizzare voli charter, oppure a usare aerei della Royal Air Force per portare generi alimentari e medicinali in tutte le zone dell’Isola. Ne ho parlato in un articolo su questo blog, a cui rimando per approfondimenti.

L’articolo del Times sui tre scenari in caso dell’eventuale mancato accordo tra Londra e UE.
Più in generale i media mainstream inglesi sostennero a più riprese che: “Alla scadenza dei termini i supermercati, le farmacie e i negozi di ortofrutta resteranno vuoti. Possibile anche la mancanza di carta igienica”.
Passiamo poi alla classica “bufala” degli ultraeuropeisti: “Il Regno Unito è ormai un Paese in crisi”. Abbiamo visto in apertura i dati di Goldman Sachs (e non solo) ripresi da AGI che smentiscono questa versione terroristica.
Abbiamo anche la notizia su un possibile arresto del premier che è stata diffusa nell’ottobre del 2019: “Se non ottempererà alle decisioni della Corte Suprema Johnson rischierà l’arresto”. La “sospensione del Parlamento” chiesta da Johnson, spiega Meloni, è un atto di prassi prima del Queen’s Speech. Difatti la Corte lo ha bocciato quando il Premier lo ha chiesto per due settimane ai primi di settembre 2019 in quanto “atto infondato”, ma non è intervenuta quando Johnson vi è ricorso ad ottobre.

Adnkronos sul possibile arresto di Johnson.
Infine, più che una bufala, una speranza che è stata diffusa come un mantra al punto da passare come notizia “certa”: “Se ci fosse un secondo referendum vincerebbe sicuramente il Remain”. Una visione distorta, emersa in maniera ricorrente e sistematica in questi anni, è quella che sosteneva una vittoria sicura del Remain in un eventuale secondo referendum. La realtà dei fatti attesta però l’esatto opposto, se pensiamo che alle elezioni europee del maggio 2019 ha stravinto il Brexit Party di Nigel Farage. Non si capisce su quali basi un secondo referendum avrebbe potuto ottenere un risultato diverso.