In un articolo del 3 maggio 2021, Butac si occupa ancora una volta di noi e ci accusa di fare “debunking a senso unico”.
Partendo dal nostro articolo Covid-19: il “New York Post” utilizza una vecchia immagine per sostenere che in India le persone muoiono in strada del 30 aprile scorso, si stravolge completamente il senso del pezzo insinuando che l’obiettivo dell’analisi di Enrica Perucchietti sia minimizzare la situazione pandemica in India, «dando a intendere che tutto quanto circoli sul tema sia falso o manipolato».
Michelangelo Coltelli “in arte” Maicolengel (fondatore, admin, titolare e autore di Butac, sito del quale avevamo parlato in questo articolo) si spinge a scrivere che tale pezzo sia «l’emblema di come sia possibile manipolare la verifica dei fatti» e che sia stato scritto quasi a voler negare che quanto circoli sul tema più generale sia falso in toto.
Nessuno del nostro staff ha mai negato l’esistenza del virus o l’emergenza in India: ci troviamo dunque di fronte a un attacco volto esclusivamente a tentare di screditare NoBufale.it
Quanto scritto da Butac è totalmente falso, come dimostrato di seguito. La loro interpretazione oltre che essere delirante, sarebbe anche lesiva della nostra immagine, se non fosse così ridicola.
Scrive Butac: «Beh, il primo problema è che tutto il pezzo di NoBufale cerca di sminuire quando sta avvenendo in India, evitando di mostrare le tante altre foto che quello stesso articolo del New York Post mostrava subito dopo».
Lo scopo del nostro articolo, in cui si analizza esclusivamente una fake news acclarata (che lo stesso Butac conferma scrivendo «Il fact-checking è corretto») del New York Post era mostrare come anche in questo caso un media internazionale abbia peccato di superficialità e ben poca professionalità.
Uno degli scopi di NoBufale è mostrare come anche i mass media spesso non verifichino i fatti pubblicando così contenuti falsi: siamo consapevoli che errare è umano, ma il problema di fondo è che costoro avallano la creazione di una “informazione certificata” come se fossero gli unici garanti della verità; in secondo luogo, tendono come in questo caso, a esacerbare il clima di paura ricorrendo anche alla diffusione di materiale non verificato (come avvenne a inizio anno 2020 con la diffusione, spiega Perucchietti, di video poi rivelatisi falsi). L’analisi non si spingeva oltre.
Presumere che il pezzo in questione sia volto a sminuire o a trasmettere l’idea che “tutto sia falso” è un atteggiamento assurdo, paranoico e subdolo che ci lascia stupefatti: si insinua qualcosa di errato, falsando e distorcendo volutamente l’interpretazione dell’articolo.
Non accettiamo che il nostro lavoro venga strumentalizzato né che si ricorra a tecniche manipolatorie per diffamarci.
Biasimare gli eccessi del “terrorismo mediatico” dei media mainstream o la mancanza di deontologia di alcuni colleghi, non significa minimizzare alcunché (non esistono, lo ribadiamo, articoli sul nostro sito che contestano l’emergenza indiana).
Auspicare che i “professionisti dell’informazione” facciano in modo equilibrato e obiettivo il loro lavoro senza fare né propaganda né terrorismo mediatico non significa fare “debunking a senso unico” ma mostrare semmai il cortocircuito e l’ipocrisia del sistema mainstream che spinge per la creazione di una informazione certificata quando non è in grado di offrire una informazione corretta e obiettiva.
Per attaccare il nostro lavoro invece, Butac mescola alcuni passaggi dell’articolo in questione, con precedenti dichiarazioni vecchie e decontestualizzate di Matteo Gracis, che risalgono peraltro al 19 febbraio scorso (quasi 2 mesi fa) quando la situazione pandemica in India era completamente diversa da quella attuale (grafico seguente). Quanto detto da Gracis nella video-diretta citata dunque, si riferiva alla situazione e ai numeri in tale data e rappresentava in tutto e per tutto la pura e semplice realtà dei fatti.
A riprova inoltre che da parte del fondatore di questo sito, non ci fosse e non ci sia alcuna volontà a distorcere la realtà o negare alcunché, proprio all’inizio della nuova e recente video-diretta del 30 aprile scorso, Gracis torna sulla questione esordendo con un secco “In India la situazione è grave!“. Ma questo agli “investigatori” di Butac evidentemente è del tutto sfuggito.
Ebbene, la modalità interpretativa dell’articolo di Butac è ancora una volta tendenziosa e dimostra una volta per tutte come a fare debunking a senso unico siano proprio loro.