Domenica 9 maggio, a Chivasso, in provincia di Torino, la gente è scesa in Piazza d’Armi per una manifestazione di solidarietà nei confronti di Rosanna Spatari per la chiusura del suo bar, la “Torteria”, in via Orti, imposta dalla Procura della Repubblica di Ivrea.
Rosanna, da tempo, ha ingaggiato una battaglia contro le istituzioni e le misure restrittive imposte dal governo: il suo locale è stato sottoposto a sequestro preventivo, su disposizione della procura di Ivrea e del tribunale eporediese, ed è stato richiesto l’intervento di un fabbro per cambiarne la serratura.
Ora, si può condividere o biasimare, stimare o deprecare la battaglia di Rosanna, ma i media hanno l’obbligo di accertare i fatti e di offrire una ricostruzione corretta e obiettiva di quanto avviene. Sarà poi il singolo individuo a maturare una propria opinione sugli eventi.
Invece, sempre più spesso, gli organi di informazione si occupano di fare propaganda, distorcendo la realtà, terrorizzando l’opinione pubblica e attaccando chi critica o combatte il sistema con il ricorso alle solite etichette denigratorie (negazionista, complottista e via discorrendo). Il caso della manifestazione di solidarietà di domenica scorsa è emblematico.
Giornali come Il Fatto quotidiano o agenzie stampa come Ansa hanno minimizzato l’evento, parlando di “200 persone” radunate intorno al locale. E ovviamente la Spatari viene additata in modo dispregiativo come la “barista negazionista“.
L’inquadratura stretta su Rosanna pubblicata sul sito del Fatto ha permesso infatti di tagliare il resto dei manifestanti che invece si vedono chiaramente da altri video e fotografie pubblicati: da altre angolazioni emerge chiaramente che la cifra snocciolata di duecento persone è palesemente falsa. In strada, a supporto della Spatari, il numero di persone presenti è stato di gran lunga superiore alla cifra diffusa.
L’appuntamento, infatti, ha coinvolto oltre mille persone provenienti da tutta la regione (ma anche fuori dai confini del Piemonte come dimostrano le dichiarazioni sui social) grazie al tam tam sui social.
Sulla vetrina all’ingresso della Torteria, sotto il cartello di “locale posto sotto sequestro”, sono stati incollati decine di post-it a favore della titolare con messaggi di solidarietà e inviti a proseguire con la sua battaglia anti-sistema.
Ennesima figuraccia dei “professionisti dell’informazione”.