Quando un giovane ragazzo si toglie la vita è sempre una tragedia, indipendentemente dai motivi che possono averlo costretto a un gesto così estremo.
La perdita di Visin Seid, ex calciatore delle giovanili del Milan che si è impiccato nella sua casa di Nocera Inferiore, dove viveva con i genitori, non ha sconvolto solo il mondo del calcio, ma l’intero Paese, che si è stretto virtualmente intorno alla sua famiglia e ha voluto ricordare in modi diversi quel giovane così bello e talentuoso, nel fiore degli anni. Quando non si conoscono le fragilità di un’anima tormentata, si tende a proiettare su di essa dei motivi magari irreali, pur di spiegarsi il motivo che può spingere una persona a rifiutare la vita. E’ come se si cercasse a ogni costo una spiegazione che acquieti il disagio sociale che si prova davanti a un dolore così immenso che conduce al suicidio.
A volte le spiegazioni che proviamo a darci si dimostrano però sbagliate, proiezioni distorte degli spettri che aleggiano nelle nostre menti e sulla nostra società. A volte questi spettri sono indotti, eterodiretti.
Così si è detto in questi giorni che la causa che ha spinto Seid a togliersi la vita sarebbero state le discriminazioni che avrebbe subito negli anni per via del colore della sua pelle.
Lo spettro del razzismo tiene banco in questi giorni con un rincorrersi di messaggi di esponenti politici a ricordare quel giovane di cui non sapevano nulla. In realtà, il suicidio della giovane promessa del calcio, come vedremo, è stato strumentalizzato a livello politico.
Il motivo è presto noto. A scatenare i commenti politici sulla morte del giovane ex calciatore, è stato un post su Facebook della dottoressa Rita D’Antuono, una psicoterapeuta di Nocera Inferiore – simpatizzante di Potere al Popolo – che da alcuni anni aveva in cura Visin Seid. Quando ha saputo della sua morte ha deciso di ripubblicare quel vecchio post, attribuendogli un senso diverso e decontestualizzato rispetto alla tragedia. Un post del gennaio 2019, di trenta mesi fa.
Il post è diventato virale e il suo contenuto è stato pubblicato dal Corriere della sera. Il quotidiano ha lasciato intendere che il contenuto della lettera fosse il motivo del suo gesto estremo in diversi passaggi:
Una lettera straziante, lucida, potente (qui la lettera). Così potente che puoi vederlo, Seid, mentre scrive «ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone»
Interpretando le parole di quel post addirittura come il suo “testamento”:
Parole drammatiche — lette anche al suo funerale — che sono anche il suo testamento.
Il risultato?
Siti e quotidiani hanno ripreso il messaggio, facendo credere che quelle parole fossero in realtà la lettera d’addio del ragazzo e che Seid si fosse tolto la vita a causa del razzismo.

La prima pagina di Repubblica con l’articolo dedicato al suicidio di Seid.
Invece, si trattava di un vecchio post pubblicato da Seid su Facebook nel gennaio 2019.
A smentire il fatto che le discriminazioni siano state la causa del suicidio, sono intervenuti i genitori del giovane:
“Il gesto estremo di Seid non deriva da episodi di razzismo”.
Dunque, i familiari hanno smentito con fermezza la tesi circolata in queste ore su un possibile collegamento tra il drammatico suicidio del figlio e ciò che lui, tre anni fa, aveva denunciato sui social. Un’ottima ricostruzione ci viene dall’articolo di Francesco Santoianni: La verità è che vi serve solo un altro morto per le vostre battaglie.
Anche l’allenatore della squadra amatoriale in cui Seid si allenava ha escluso il collegamento con il razzismo:
«Era perfettamente integrato, ho parlato stamattina con i familiari che giustamente hanno escluso il razzismo come causa scatenante del suicidio. Lo ricordo, almeno fino a prima della pandemia, come un giovane sorridente e solidale, molto impegnato nel sociale».
Non parole d’addio, dunque, né una lettera scritta nell’imminenza del suicidio, ma un messaggio, per quanto drammatico, di due anni e mezzo fa in cui si denunciava una piaga presente nella nostra società, ma non per questo alla base del gesto di Seid.
Ciò non significa sottostimare le discriminazioni che pesano come un macigno sulla vita di tante persone, ma rendere giustizia a una famiglia straziata dal dolore che sta vedendo in queste ore la morte del proprio figlio strumentalizzata a scopi politici.