Reinventarsi è diventato un obbligo per tutti quei liberi professionisti, imprenditori, artisti o lavoratori nel campo della ristorazione che sono stati licenziati, lasciati a casa o costretti a chiudere la propria attività per colpa della pandemia. Molti si sono reinventati nel campo del food delivery, e pare che solo in Italia si sia arrivati a contare circa 30.000 rider che portano a casa la spesa o la cena in bicicletta o in scooter. Si tratta di lavoratori precari che vivono di consegne a domicilio, alle prese ogni giorno con problemi di sicurezza e diritti violati.
Quando parliamo di Uber, Foodora, Deliveroo, ecc. ci riferiamo a un fenomeno particolare, quello della gig economy. La gig economy (dal termine inglese “gig”, “lavoretto”) è un modello dove le prestazioni lavorative stabili sono azzerate e gli impiegati e i dipendenti a tempo indeterminato praticamente non esistono (molti sono studenti e immigrati). La dimensione sociale del lavoro è azzerata con rilevanti ricadute in termini di esclusione sociale e tutele di welfare.