Covid, dal Consiglio di Stato via libera all’uso dell’idrossiclorochina

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A sorpresa il Consiglio di Stato ha detto sì all’uso dell’idrossiclorochina come terapia per Covid-19, purché sia prescritta da un medico, confermando però la decisione dell’Agenzia del farmaco di escludere il farmaco dalla rimborsabilità Ssn.

Con l’ordinanza numero 7097/2020, pubblicata oggi, la III Sezione del Consiglio di Stato ha infatti accolto, in sede cautelare, il ricorso di un gruppo di medici di base e ha sospeso la nota del 22 luglio 2020 dell’Aifa che vietava la prescrizione off label (ossia per un uso non previsto dal bugiardino) dell’idrossiclorochina per la lotta al Covid 19.

Si tratta di un colpo di scena che riporta i riflettori sul farmaco antimalarico che è stato negli ultimi mesi al centro di aspre polemiche, diatribe e persino di scandali scientifici come spiegavo in questo articolo.

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La demonizzazione dell’idrossiclorochina: questione “politica” e isteria collettiva

Potremmo considerarlo la Cenerentola dei farmaci per la cura del Covid-19. L’idrossiclorochina, farmaco usato da oltre un secolo per il trattamento della malaria e di altre patologie, è da mesi al centro di diatribe, polemiche, scandali e falsi studi pilotati volti a screditarne l’efficacia.

Dopo lo scandalo Surgisphere, che analizzeremo tra poco, l’idrossiclorochina è tornata alla ribalta, protagonista di un’ennesima campagna volta a demonizzarne l’utilizzo, sebbene la Cina abbia inserito il farmaco nelle linee guida per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 ed esistano 156 studi da cui si evince il suo funzionamento, soprattutto nell’utilizzo precoce.

Non solo, perché uno studio italiano effettuato su 3.500 pazienti e uno belga condotto su oltre 8 mila pazienti arrivano alle stesse conclusioni: il farmaco riduce la mortalità del 30%.

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