Siti di debunking: chi sono davvero i cacciatori di bufale, chi li finanzia e quali tecniche utilizzano

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I cacciatori di bufale, fact checkers e debunkers, sono davvero indipendenti?

Negli ultimi anni debunkers e fact checkers si sono ritagliati un ruolo di primo piano nella lotta al contrasto delle fake news, finendo per collaborare con movimenti, partiti, esponenti politici e giornalisti ed entrando persino nelle task force atte allo smascheramento della disinformazione on line. In questo modo si è creata una mitologia e una liturgia su queste figure, facendole assurgere all’Olimpo dei professionisti dell’informazione.

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La bufala della reggia di Putin e la regia statunitense dietro l’oppositore russo Navalny

reggia Putin

«Ora, non sarà più un segreto, sono io il proprietario. Era un immobile piuttosto delicato, c’erano molti creditori, sono riuscito a diventarne il proprietario. Il posto è stupendo.»

Con questa dichiarazione sul canale Mash di Telegram, l’imprenditore russo Arkady Rotenberg – comproprietario del gruppo Strojgazmontaž, la più grande società di costruzioni di gasdotti e linee elettriche in Russia – ha rivendicato la proprietà della reggia vicino alla località turistica di Gelendzhik sul Mar Nero, pubblicizzata nei giorni scorsi da un video inchiesta del blogger Alexey Navalny e accreditata a Putin.

Con queste parole si sbriciola l’ennesima bufala su Putin (come testimoniato su L’Antidiplomatico) che, nonostante tutto, continua a campeggiare su Repubblica e su tanti altri media italiani.

L’inchiesta aveva definito la reggia attribuita a Putin come «il palazzo più costoso del mondo» e aveva stimato che fosse costato 1,1 miliardi di euro e che fosse stato finanziato almeno in parte con fondi illeciti (vedi il video).

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